L’Expo Archeologica a Castellavazzo
Dal 2013 è possibile visitare a Castellavazzo (ora ricompreso nel nuovo comune di Longarone) l’esposizione di un interessante nucleo di reperti archeologici custoditi al piano terra dell’ex sede municipale
Data:
8 Febbraio 2023
Dal 2013 è possibile visitare a Castellavazzo (ora ricompreso nel nuovo comune di Longarone) l’esposizione di un interessante nucleo di reperti archeologici custoditi al piano terra dell’ex sede municipale.
L’ “Expo Archeologica”, che si presenta come una mostra permanente (formalizzata con regolare deposito) ed è stata il risultato di una sinergia tra il Comune di Castellavazzo e la Soprintendenza Archeologia del Veneto, è mirata a valorizzare i risultati delle ricerche condotte in particolare nel periodo tra gli anni Novanta del Novecento e il 2011 in via Roma, Piazza della Fontana e in località Crosta (teatro di nuovi recenti rinvenimenti su cui si veda il precedente contributo https://www.soprintendenzapdve.beniculturali.it/portata-alla-luce-una-necropoli-a-castellavazzo-longarone-bl-durante-i-lavori-sulla-strada-statale-51-dalemagna-in-corso-studi-specialistici-e-analisi-sulle-16-tombe-di-epoca-rom/).
Tali rinvenimenti hanno avvalorato l’importanza storica e culturale del territorio di Castellavazzo, centro in posizione strategica sulla destra del fiume Piave, in un punto in cui la valle si presenta particolarmente stretta e consente un passaggio obbligato verso il Cadore; un’importanza via via confermata da rinvenimenti di età protostorica e romana, alcuni dei quali noti sin dal Seicento.
I corredi tombali rinvenuti a Podenzoi testimoniano l’insediamento della zona da parte delle comunità dell’età del Ferro, mentre la successiva presenza romana e medievale si attestano nell’area su cui attualmente sorge il nucleo abitato principale. Il toponimo attuale Castellavazzo mantiene ancora il ricordo della popolazione locale dei Laebactes,nota anche su base epigrafica, il cui distretto ricadeva a livello amministrativo nell’ambito territoriale del municipium di Belluno.
Le indagini archeologiche effettuate a Castellavazzo hanno riportato alla luce alcune tombe appartenenti ad un contesto sepolcrale romano ubicato all’esterno dell’abitato. Altri significativi rinvenimenti riguardano i resti strutturali indagati presso la scomparsa chiesa di Sant’Elena, le cui murature perimetrali medievali si trovano in corrispondenza di murature di età romana.
É inoltre esposta l’importante base in pietra locale di età neroniana (databile nel terzo quarto del I secolo dopo Cristo ed erroneamente divulgata come “stele” finché rimase murata nel fabbricato del municipio e visibile dunque su un solo lato), dalla cui iscrizione dedicatoria si possono ricavare significativi elementi in relazione all’organizzazione territoriale dell’area in epoca romana.
L’iscrizione fa riferimento alla dedica da parte di due importanti personaggi del contesto locale, a favore della comunità locale dei Laebactes, di un “horilogium cum sedibus”, da taluni interpretato come una meridiana con gnomone; altri suppongono che essa fosse un elemento di un orologio ad acqua. La base iscritta fu in seguito soggetta a riuso e si ha notizia che fosse stata impiegata a supporto dell’altare della chiesa di sant’Elena, fino alla sua distruzione nel 1822 in occasione di lavori sulla Strada d’Alemagna.
Tra i materiali esposti presso l’ “Expo Archeologica”, databili tra la fine del I secolo a. C. e il V secolo d.C., si segnalano monete bronzee, elementi in pasta vitrea, aghi, stili, spatole, anelli, spille, pugnali, lucerne, due bronzetti riconducibili al tipo del “guerriero a riposo”, un coltello in ferro e una borchia bronzea di forma ottagonale, forse attinente a guarnizioni di elementi in cuoio con decorazione a ‘vetro mosaico’, presenti anche su fibule a disco datate tra la fine del II secolo e gli inizi del III secolo d.C. Si segnalano, inoltre, vertebre fossili di squalo inquadrabili nel Cretaceo, visibili su due lastre del famoso marmo rosso di Castellavazzo, estratte presso la cava Marsor nella frazione di Olantreghe.
L’antico legame del borgo di Castellavazzo con la sua pietra è ben illustrato, nello stesso stabile che ospita i reperti archeologici, dal Museo della Pietra e degli Scalpellini, che documenta l’attività di estrazione e lavorazione del cosiddetto marmo (pietra calcarea lucidabile) dalle diverse cave del luogo, oltre a fornire interessanti spunti sulla circolazione della pietra di Castellavazzo e sul suo utilizzo nelle architetture di Belluno e della valle del Piave.
L’ “Expo Archeologica” e il “Museo della Pietra e degli scalpellini” sono visitabili, grazie all’omonima “Associazione Pietra e Scalpellini di Castellavazzo”, nei giorni di sabato e domenica dalle 14 alle 18 oppure in qualsiasi giorno mediante prenotazione al seguente indirizzo: pietraescalpellini@gmail.com
(Immagini tratte dalla banca dati del Catalogo Generale dei Beni Culturali dell’ICCD – Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione)
Ultimo aggiornamento
8 Febbraio 2023, 12:53