“Nel suburbio di Padova – Il contesto funerario romano di via Sant’Eufemia”, la presentazione del volume in Soprintendenza a Padova, in collaborazione con il Dipartimento di Beni Culturali dell’Uni Pd
La Soprintendenza e il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università degli Studi di Padova presentano giovedì 15 maggio, presso la sede patavina della Soprintendenza, il volume “Nel suburbio di Padova – Il contesto funerario romano di via Sant’Eufemia”, a cura di Cecilia Rossi, Stefania Mazzocchin e Silvia Tinazzo.
Data:
29 Aprile 2025

La Soprintendenza e il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università degli Studi di Padova presentano giovedì 15 maggio, presso la sede patavina della Soprintendenza, il volume “Nel suburbio di Padova – Il contesto funerario romano di via Sant’Eufemia”, a cura di Cecilia Rossi, Stefania Mazzocchin e Silvia Tinazzo.
La presentazione, che si terrà dalle ore 16,00 a Palazzo Folco, in Via Aquileia, 7 a Padova, vedrà l’intervento della Prof.ssa Patrizia Basso, del Dipartimento Culture e Civiltà – Università degli Studi di Verona, e sarà seguita da una breve visita al laboratorio di restauro della Soprintendenza, dove il gruppo di lavoro illustrerà alcuni reperti.
Il volume raccoglie gli esiti del Laboratorio Didattico di Archeologia Funeraria (LaDAF), condotto nell’estate del 2018 presso il Laboratorio di Archeologia del Dipartimento di Beni Culturali – Università degli Studi di Padova. Il laboratorio ha avuto per oggetto i reperti provenienti da un contesto funerario di età romana, con tombe e strutture di bonifica, rinvenuto a Padova nel 2017 tramite un intervento di archeologia urbana nel settore orientale dell’attuale centro storico, in antico parte del primo suburbio cittadino. Lo scavo era stato condotto con la direzione scientifica della Soprintendenza ABAP Ve-Met che ha poi accordato lo studio alla dott.ssa Cecilia Rossi, all’epoca Ricercatore a tempo determinato del DBC.
Le attività formative hanno visto la pulitura e la ricomposizione dei manufatti, la setacciatura con flottazione delle terre di rogo, lo studio bio-archeologico dei resti umani, il micro-scavo dei contenitori integri e il campionamento dei medesimi. Analisi archeometriche e indagini biomolecolari sono state condotte sui campioni raccolti per la definizione del contenuto originario.
Alle attività laboratoriali è seguito lo studio di dettaglio dei reperti, suddivisi per categorie e classi, la ricostruzione delle dinamiche rituali e l’inquadramento finale del contesto in rapporto alle conoscenze pregresse sulla Padova di età romana.
Ingresso libero fino ad esaurimento posti disponibili
Per la visione dei reperti presso il laboratorio di restauro, per limiti di capienza, l’accesso avverrà con turni di 6 persone alla volta, fino ad un massimo di 30 persone. Al fine di organizzare al meglio la breve visita, sarà necessario prenotarsi all’arrivo in Soprintendenza, prima dell’inizio dell’evento.
Giovedì 15 maggio
ore 16.00
Palazzo Folco, via Aquileia, 7 – Padova
Approfondimento
Avviato negli anni Novanta con i primi lavori di dettaglio su singoli contesti funerari, emersi durante scavi urbani, lo studio delle necropoli di Padova romana ha trovato una sistematica edizione nel volume, uscito alle stampe nel 2014, Le necropoli romane di Padova romana a firma di Cecilia Rossi.
Ad un decennio di distanza esce il presente volume che si concentra su un piccolo nucleo sepolcrale, di età giulio-claudia, emerso durante i lavori di archeologia urbana in via S. Eufemia 7, verosimilmente parte della necropoli estesa ad est dell’abitato antico e in relazione alla via Annia.
Dieci anni, quelli compresi tra il 2010 e il 2020, durante i quali interventi di ricerche stratigrafiche condotte nell’immediato suburbium di Patavium hanno portato a un incremento di scoperte con conseguente ampliamento dei dati che, analizzati secondo un nuovo approccio di studio più attento ai resti umani, hanno correttamente posto la componente antropica come fulcro della sepoltura e suo elemento cardine.
Punto e a capo: di qui la necessità di porre in evidenza gli elementi di novità, il saper andare “a capo”, aprirsi ad un nuovo inizio, con occhio attento agli aggiornamenti metodologici e non solo.
Nella premessa al volume, curato da Cecilia Rossi, Stefania Mazzocchin e Silvia Tinazzo, è proprio Cecilia Rossi che illustra – suggestivamente in prima persona, tanto gli anni di studio e ricerca sono stati vissuti intensamente- il suo percorso di studio più in generale e, nello specifico, come sia nato e si sia sviluppato il progetto LaDAF, ovvero Laboratorio di archeologia funeraria, un esperimento che si può, a buon titolo, dire riuscito, proprio con l’edizione del testo.
Per meglio comprenderne la genesi è utile fare un passo indietro; l’evoluzione della ricerca personale della studiosa si è arricchita dell’esperienza di workshop organizzati presso l’Ècole Française de Rome circa la “ricostruzione delle dinamiche culturali e deposizionali”, per citare le sue stesse parole, temi poi maturati durante il soggiorno di studio presso il Centre Camille Jullian ad Aix-en-Provence. Esperienze di grande sinergia foriere di suggestioni per nuovi approcci e nuove letture che si sono andati a consolidare sulla base del lavoro pregresso.
Il volume si articola in un primo capitolo dedicato allo scavo e alla definizione topografica della necropoli affiancata da un apprestamento di bonifica con anfore, plausibilmente coevo, cui segue una rigorosa presentazione dei materiali; elencati per classe, di ciascuna viene esplicitata le caratteristiche e i confronti con altri contesti locali, la cronologia, per poi fornire il catalogo di tutti i pezzi rinvenuti. Tale approccio si avvale dello studio attento alla cultura materiale che costituisce la cifra di Stefania Mazzocchini, mentre, per quanto riguarda i disegni, sono raccolti in tavole il cui layout si deve alla eccellente mano di Silvia Tinazzo.
Segue un corposo capitolo dedicato alle diverse analisi di laboratorio che hanno coinvolti non solo specialisti dell’Università di Padova, ma anche il Laboratoire Nicolas Garnier SAS di Viv-le Compte (Francia); si sottolinea l’approccio multidisciplinare tanto vasto da aprirsi a contesti di studio stranieri che implementano le conoscenze. Una sezione è poi dedicata al restauro, seguito dalla collega Sara Emanuele, la quale non solo ha coordinato le attività di restauro del laboratorio, ma ha fornito di fatto una sorta di stage agli studenti che vi hanno preso parte.
Il testo si chiude con un’analisi critica dei rinvenimenti, dove viene posta attenzione alla topografia e al rituale del contesto funerario, arrivando a definire le caratteristiche della compagine sociale ivi sepolta e al suo stile di vita, ponendo attenzione alla presenza della bonifica di anfore e, elemento che costituisce un valore aggiunto, una disamina degli indicatori di attività artigianali.
Il volume si caratterizza per puntualità, acribia, rigore di metodo, in ragione della consolidata competenza delle tre curatrici, ciascuna per la propria specializzazione; un metodo, che, come si è anticipato, è solido e si arricchisce anche di esperienze straniere, per lo più d’Oltralpe.
Non trascurabile è il fatto che lo studio del contesto sepolcrale di via S. Eufemia prevedesse, inizialmente, un esame individuale da parte di Cecilia Rossi; ma le caratteristiche delle sepolture (ubicazione, l’essere esito di uno scavo stratigrafico, l’ottimo stato di conservazione) hanno reso i manufatti adatti ad uno studio globale, che ha consentito di applicare una nuova metodologia di studio globale, comprensivo di numerose analisi. Ne è nata così un’esperienza corale che ha coinvolto studenti in formazione per il corso magistrale e specialisti di settore. Con lezioni frontali e attività pratiche, di cui il volume è ricco di riproduzioni fotografiche, la ricerca non si è sottratta alla formazione degli studenti, alcuni dei quali sono stati coinvolti anche nella redazione del volume, il cui ricco indice è emblematico del lavoro svolto.
Pare molto significativo anche il logo scelto per il laboratorio il quale, tra forme e colori, allude ad una ricerca innovativa. A tale proposito vale la pena sottolineare l’importanza delle analisi biomolecolari, volte alla comprensione del contenuto di alcuni manufatti, affidata alla vasta esperienza e competenza di Nicolas Garnier che ha assicurato l’inserimento dei dati patavini in un contesto più ampio “volto alla definizione delle pratiche cultuali antiche, a prescindere dalla datazione e dal contesto culturale di appartenenza”.
Il volume porta, a pieno titolo, alla visione di un’umanità dentro e dietro alle cose dando al defunto la sua centralitàe soffermandosi sul ruolo dei congiunti durante i rituali funebri, spingendosi fino alla ricostruzione della compagine sociale e delle dinamiche cerimoniali, con riflessioni sullo stile di vita e lo stato di salute degli abitanti di Patavium in età imperiale.
Esito di un lungo percorso, attento alla globalità degli approcci cui si sono sottoposti i diversi manufatti, il volume costituisce l’elaborazione finale di un lavoro che si caratterizza come uno studio paradigmatico, grazie al quale si è approfondita la conoscenza della ritualità funeraria di Padova romana, chiarendo quella che poteva essere il “funerale standard” per il ceto medio patavino della prima età imperiale e, per riprendere la parole di Cecilia Rossi, “gli esiti delle indagini scientifiche si sono rilevate tutt’altro che scontati, dando modo di ampliare, correggere e mettere in discussione quanto affermato finora sulla base delle fonti letterarie”.
Elena Pettenò
Funzionario archeologo Soprintendenza

Ultimo aggiornamento
29 Aprile 2025, 12:18