Padova | In Soprintendenza viene presentato l’acquedotto romano di Padova e l’Arzeron della Regina. Un unicum nel panorama dell’idraulica antica?
Nell’ambito del Piano di valorizzazione dei luoghi della cultura 2024, in occasione dell’apertura straordinaria di Palazzo Folco a Padova, sede della Soprintendenza, giovedì 24 ottobre, alle ore 17.15, si terrà una conferenza dal titolo l'acquedotto romano di Padova e l'Arzeron della Regina. Un Unicum nel panorama dell'idraulica antica? Nell'articolo è disponibile la registrazione della conferenza.
Data:
14 Ottobre 2024
Nell’ambito del Piano di valorizzazione dei luoghi della cultura 2024, in occasione dell’apertura straordinaria di Palazzo Folco a Padova, sede della Soprintendenza, giovedì 24 ottobre, alle ore 17.15, si terrà una conferenza dal titolo “L’acquedotto romano di Padova e l’Arzeron della Regina. Un Unicum nel panorama dell’idraulica antica?“
Le recenti indagini archeologiche condotte a Villafranca Padovana e a Grantorto (PD), unitamente alla revisione dei dati pregressi raccolti a Montà (PD), consentono oggi di aggiungere un importante tassello per la conoscenza della storia antica di Padova, attraverso la scoperta e la ricostruzione del tracciato dell’acquedotto che alimentava la città in epoca romana, e forniscono al contempo una rilettura funzionale del terrapieno noto come Arzeron della Regina.
👉 Dopo la conferenza sarà possibile partecipare alla visita guidata di Palazzo Folco, alle ore 19.00
🖍 Ingresso libero sia alla conferenza che alla visita guidata fino ad esaurimento posti disponibili.
Intervengono:
MATTEO FRASSINE – Soprintendenza ABAP per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso
SIMONETTA BONOMI – già Soprintendenza ABAP per il Friuli Venezia Giulia
ALESSANDRO FONTANA – Università di Padova, Dipartimento di Geoscienze
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📌 Giovedì 24 ottobre
“L’acquedotto romano di Padova e l’Arzeron della Regina. Un unicum nel panorama dell’idraulica antica?”
ore 17.15 – conferenza
ore 19.00 – visita guidata a Palazzo Folco
Ingresso libero
📍Palazzo Folco
Via Aquileia, 7
Padova
Video realizzato dal
Dipartimento di Geoscienze – Università di Padova
https://fb.watch/vGYPmXSVNm/
SCHEDA DI APPROFONDIMENTO
Le recenti indagini archeologiche condotte dalla Soprintendenza ABAP Ve-Met a Villafranca Padovana e a Grantorto (PD), tra il 2017 e il 2024, unitamente alla revisione dei dati pregressi raccolti in località Montà di Padova (PD) nel 1998-1999, consentono oggi di aggiungere un importante tassello per la conoscenza della storia antica di Padova.
Attraverso la raccolta sistematica dei dati sul terreno è stato infatti possibile ricostruire il tracciato dell’acquedotto che, a partire dalla linea delle risorgive, alimentava la città in epoca romana con un percorso di quasi 24 km, di cui 12 circa al di sopra del cosiddetto Arzeron della Regina, un argine in terra oggi solo in parte conservato.
La ricerca è stata condotta e coordinata dal dott. Matteo Frassine, funzionario archeologo della Soprintendenza ABAP Ve-Met, che ha diretto scientificamente le indagini archeologiche di questi ultimi anni, coinvolgendo diversi specialisti di settore in un team multidisciplinare. Oltre al dott. Frassine, la sezione archeologica ha visto partecipi la dott.ssa Simonetta Bonomi, già funzionaria archeologa dell’allora Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto e poi Soprintendente ABAP per il Friuli Venezia Giulia, nonché gli archeologi dott. Nicola Bacci e dott.ssa Marina Scalzeri (PETRA Soc.Coop.). Gli aspetti geomorfologici e idraulici invece sono stati curati dai professori Alessandro Fontana, Paolo Mozzi e Andrea D’Alpaos del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova.
L’acquedotto era alimentato dalle acque di risorgiva e il punto di captazione doveva collocarsi nei dintorni della località Fontanon del Diavolo (Gazzo Padovano), toponimo evocativo che si trova spesso associato anche ad altri acquedotti romani in Italia (Brescia, Forlì-Cesena, Ancona-Camerano).
Per quasi metà del suo percorso la struttura idraulica era sotterranea ma dovendo seguire una pendenza costante dello 0,7‰ (0,70 m/km) per assicurare il corretto scorrimento delle acque, il condotto da sotterrano diventava progressivamente affiorante sul terreno fino all’altezza di Boschiera (Piazzola sul Brenta), dove saliva su pilastri allineati (quasi 2500) inseriti all’interno di un terrapieno a sezione trapezoidale. Il condotto idraulico correva quindi al di sopra del terrapieno almeno fino a Montà (Padova).
Questa scoperta ha permesso di rivedere completamente il quadro delle conoscenze pregresse che vedevano in questo rialzo artificiale, noto con il nome di Arzeron della Regina, una struttura funzionale al passaggio di un asse viario sulla sua sommità o per la difesa, dalle piene del fiume Brenta, di una viabilità che correva sul lato occidentale dell’aggere ma alla base dello stesso.
Questo terrapieno è ancora quasi completamente conservato sotto l’attuale viabilità a Villafranca Padovana (via Roma), mentre un ultimo tratto alto quasi 3 m è visibile a Montà (Padova), a nord del centro Congressi di Villa Ottoboni.
Si tratta di una struttura fuori dal comune e, per i suoi elementi costruttivi, sostanzialmente nuova nel panorama dell’idraulica antica non avendo le arcate, forse invece presenti nel tratto finale. Tra la chiesa di S.Bartolomeo a Montà e la città di Padova in epoca romana esisteva infatti una depressione morfologica, legata alle attività del fiume Brenta, profonda 3 metri. Considerato questo dislivello e l’eventuale necessità di alzare il terrapieno fino ad almeno 6-7 m per garantire lo scorrimento dell’acqua, l’acquedotto si sarebbe potuto avvalere di arcate, coprendo quindi gli ultimi 3,5 km del percorso, senza dover ricorrere ad una struttura che sarebbe divenuta molto alta e ingombrante.
Non è ancora noto il punto di recapito finale e quindi di raccolta delle acque, definito dalle fonti antiche come castellum aquae, ma si ritiene che potesse collocarsi nel punto più alto della città di Padova, da ricercarsi in epoca romana, tra Piazza del Duomo e Palazzo della Ragione. Il luogo naturalmente sopraelevato avrebbe agevolato la distribuzione dell’acqua che doveva raggiungere il centro abitato con una portata compresa tra un minimo di oltre 250 m3/h e un massimo di 750 m3/h.
Sulla base dei pochi reperti archeologici raccolti nel corso delle indagini è possibile che l’acquedotto sia stato realizzato nell’ultimo quarto del I secolo a.C.
Capita la funzione reale dell’Arzeron della Regina quale indiscutibile elemento per il sostegno dell’acquedotto romano di Padova ora l’interesse degli studiosi si è spostato verso un’altra struttura che potrebbe essere analoga ovvero il cosiddetto Lagozzo o via Claudia Augusta Altinate. Questo terrapieno, smantellato negli anni 30 del secolo scorso, potrebbe in realtà non essere una strada in rilevato, come da sempre ritenuto, bensì un terrapieno analogo a quello patavino e quindi un elemento di sostegno dell’acquedotto che alimentava la città romana di Altino.
Ultimo aggiornamento
6 Novembre 2024, 10:47