Scavo, diagnostica e restauro della doppia corona circolare in legno di un pozzo di età romana rinvenuto a Borgoricco (Pd)

Nel territorio di Borgoricco (Pd), che conserva le tracce di un paesaggio ordinato agrario di matrice romana, noto come centuriazione di Padova nord-est, si conferma l’esistenza di un impianto produttivo, che doveva richiedere ingenti quantitativi di acqua, considerati i 6 pozzi rinvenuti. Di uno di essi è stato recuperato e restaurato il basamento ligneo, datato tra la fine del II sec. e la metà del I sec. a.C., che ora si trova al Museo della Centuriazione Romana di Borgoricco.

Data:
18 Giugno 2024

Scavo, diagnostica e restauro della doppia corona circolare in legno di un pozzo di età romana rinvenuto a Borgoricco (Pd)

Il territorio comunale di Borgoricco (Pd) conserva le testimonianze di una frequentazione antropica diacronica, il cui segno più evidente è dato dal paesaggio agrario ordinato di matrice romana, noto come centuriazione
di Padova nord-est.

Qui, all’interno del cosiddetto ex fondo Mometto, ai margini di una centuria, e in particolare all’incrocio tra un cardine (via Croce Ruzza) e
un limite intercisivo mediano (via Marconi), si conservano le tracce residuali di un insediamento di epoca romana.
Le indagini archeologiche condotte nel 2007 e nel 2008, all’interno dei terreni destinati all’espansione della zona industriale di Borgoricco, avevano individuato, attraverso la rimozione dello strato arativo e alcuni sondaggi mirati, un contesto insediativo articolato in tre diverse fasi, comprese in un arco temporale sviluppato dalla seconda metà del I secolo a.C. alla prima metà circa del I secolo d.C.

Nel 2019 e nel 2022 la richiesta di nuovi spazi produttivi ha permesso sia di esplorare nuove superfici sia di riaprire buona parte di quelle già viste ma non indagate in precedenza, portando allo scavo estensivo ed esaustivo di
tutte le evidenze archeologiche. Lo studio, attualmente in corso, di tutti i dati raccolti, essenziale per una rilettura organica dell’insediamento, conferma in ogni caso l’esistenza di un impianto produttivo, che doveva richiedere ingenti quantitativi di acqua, considerato il numero elevato
di pozzi, ben 6,
rinvenuti in un areale di circa 4000 m2.
Tra questi è stato possibile indagare compiutamente quello più meridionale, poiché posto in corrispondenza degli scatolari necessari a canalizzare le acque di un fosso provenienti da occidente.

Il pozzo è stato rinvenuto ad una profondità di -0,68 m dal piano campagna e presentava una camicia di 8 mattoni pozzali curvi alternati e legati tra loro da una matrice limoso argillosa plastica, per un totale di 18 corsi conservati. Il diametro esterno era pari a 1,22 m mentre quello interno si attestava a 0,86 m. Il taglio di impostazione aveva forma circolare con diametro di circa 2,5 m ed era riempito con zolle a matrice sabbiosa.

Lo scavo, condotto sotto la Direzione scientifica del funzionario archeologo Matteo Frassine della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso, è stato effettuato dalla ditta ArcSat di Padova.

Nonostante le condizioni di scavo fossero tutt’altro che agevoli, considerato il continuo affioramento dell’acqua di falda anche in presenza di una pompa idraulica, è stato possibile recuperare, a -2,73 m di profondità, ovvero in corrispondenza dell’acquifero sabbioso, il basamento
ligneo, appositamente sagomato per accogliere adeguatamente
i pozzali.
Tale evidenza, dello spessore di 3-4 cm, è costituita da una doppia corona circolare (diametro esterno 1,10 m; diametro interno 0,80 m) giuntata con tasselli e incastri maschio-femmina, che, date le dimensioni, doveva essere montata esternamente prima di essere calata sul
fondo del taglio di imposta della struttura.
Lo stato di conservazione del legno ha permesso non solo di effettuare le analisi al radiocarbonio, determinando quindi l’arco cronologico compreso tra la fine del II secolo e la metà del I secolo a.C. (117-40 a.C.), ma anche di procedere al restauro integrale, così da essere pronto per l’esposizione all’interno del Museo della Centuriazione di Borgoricco, dove esiste già una sala dedicata a questo sito archeologico.

I legni delle due cerchie sono stati analizzati presso il Laboratorio
di Archeobiologia dei Musei Civici di Como.
Dai diversi elementi, una volta descritti e misurati, sono state ricavate sezioni sottili per la determinazione della specie in microscopia ottica.

La cerchia interna è costituita da 5 elementi di olmo (Ulmus sp.) lavorati accuratamente, ricavati con tagli tangenziali da tronchi del diametro di circa 40-50 cm. Le tavole sono giuntate tra loro con un incastro:
una testata presenta una sorta di dente aggettante che si inserisce nella scanalatura ricavata nella testata della tavola adiacente. Le tavole della cerchia esterna, che presentano il margine esterno smussato e quello interno ribassato, sono lavorate in modo più approssimativo.
Queste tavole, tre di faggio (Fagus sylvatica) e due di quercia caducifoglie
(Quercus sez. Robur), sono state ricavate con tagli tangenziali
da tronchi del diametro di circa 35-40 cm.
Le testate, piane e prive di incastri, erano semplicemente giustapposte.
Per giuntare le due cerchie tra loro sono stati praticati dei fori quadrangolari in cui sono stati inseriti dei tasselli, tutti passanti quelli della cerchia esterna, in parte passanti in parte no quelli della cerchia interna. La funzione dei tasselli non passanti inseriti nel margine interno della
cerchia interna non è chiara. I tasselli rimasti (non tutti si sono conservati) sono risultati di quercia caducifoglie.
Mentre la scelta di quercia e olmo per una struttura a contatto
con l’acqua è ottimale, insolito appare l’uso del faggio, dal legname poco durevole, specie montana peraltro presente solo in modo residuale in pianura in età romana.

Tratto da:
Frassine at alii c.s., Frassine M.,  Labriola M.,  Massera M.,  Castiglioni E., Rottoli M., Macchioni N., Pecoraro E., Pizzo B., Scavo, diagnostica e restauro della doppia corona circolare in legno imbibito di un pozzo di età romana (Borgoricco, PD), in Kermes, in corso di stampa.

La base in legno del pozzo romano, ora restaurata, tornata presso il Museo della Centuriazione Romana di Borgoricco (Pd)

photo credit: Museo della Centuriazione Romana

photo credit: Sabap Ve Met

Ultimo aggiornamento

19 Giugno 2024, 13:06